Uno dei dolori più comuni degli atleti è il dolore pubico e/o inguinale. La causa di questo dolore è difficile da diagnosticare in quanto può essere causato da molteplici cause: tendiniti, infiammazioni di borse, neuropatie, infezioni, fratture traumatiche o da stress, problemi muscolari lacerazioni di fasce addominali e/o ernie inguinali, patologie ginecologiche, patologie dell’articolazione dell’anca responsabile di dolore negli sportivi, l’anca a scatto e la borsite trocanterica. Il Conflitto Femoro-Acetabolare (o anche FAI che sta per Femoro-Acetabular Impingement) è una delle cause di dolore all’anca del giovane e dello sportivo, dovuta alla non perfetta conformazione dei suoi capi articolari. Normalmente la testa del femore normale è sferica e si articola in una coppa (acetabolo) senza creare attriti e/o contatti. Ad aumentare la capacita contenitiva dell’acetabolo, che funge anche da guarnizione, esiste il labbro acetabolare, che circonda il margine libero osseo dell’acetabolo. Se, la testa del femore e/o l’acetabolo, non sono perfettamente conformati si viene a realizzare una condizione definita Conflitto Femoro-Acetabolare. Ne conosciamo due tipi: un conflitto tipo CAM per la similitudine con la “camma” dell’albero motore di un’auto, in cui il collo del femore non sfuma normalmente, CAM
un conflitto di tipo PINCER, per la similitudine con la tenaglia , in cui l’acetabolo è più contenitivo.
Inoltre esiste un’associazione tra le due alterazioni che è la più frequente, che chiamiamo conflitto MISTO. Questa condizione di conflitto può determinare la rottura del labbro acetabolare, la lesione della cartilagine, e quindi l’usura dell’articolazione, e con il tempo all’artrosi, quest’ultima curata solo mediante l’impianto di protesi articolari. Questa patologia è in realtà sempre esistita e sembra essere una delle cause più importanti di artrosi dell’anca. Il FAI è sintomatica più spesso nei giovani adulti ed in particolare negli sportivi, ma può accadere che nelle persone sedentarie il dolore non si manifesti per tutta la vita. Dagli inizi degli anni 2000 grazie all’approfondimento di alcuni chirughi pionieri (Dott R. Ganz e M.J.Philippon chirurgo statunitense, quest’ultimo, dal quale ho avuto il privilegio di apprendere direttamente questa chirurgia) questa patologia viene trattata in artroscopia (attraverso solo due piccoli fori della pelle per mezzo di telecamera e strumenti di piccolo calibro) e si riesce a ripristinare la normale anatomia dell’articolazione. Per meglio comprendere questo intervento e soprattutto per valutare le aspettative è importante sapere quanto segue: Il dolore è localizzato nella regione all’inguine ma può irradiarsi lateralmente ed alla regione posteriore del gluteo ed in alcuni casi può estendersi nella regione anteriore della coscia fino al ginocchio. Si può associare ad una sensazione di scatto articolare doloroso, è importante sapere se avete sofferto di altre malattie in passato o fatto uso di farmaci tipo il cortisone per un periodo di tempo prolungato. I test quale il segno dell’impingement viene effettuato piegando l’anca a 90 gradi (flessione), ruotando l’anca verso l’interno rotazione interna) e portando la coscia verso l’altra anca (adduzione). Questo test è positivo quando provoca dolore. Le proiezioni radiografiche quali la AP vera, Frog-Leg, ed il “falso profilo” di Lequense, forniscono dati sufficienti per inquadrare la patologia. La Risonanza Magnetica Nucleare semplice e con l’iniezione di mezzo di contrasto servono per valutare il labbro acetabolare, la cartilagine articolare ed eventuali sofferenze dell’osso subcondrale. Il test all’anestetico viene eseguito attraverso una iniezione all’interno dell’articolazione di anestetico locale per valutare se dopo la puntura il dolore scompare, durante l’effetto dell’anestetico, vuol dire che l’origine del problema è l’articolazione dell’anca e l’intervento chirurgico può essere indicato. Questo verrà eseguito in Ospedale, tramite impegnativa sotto controllo ecografico per assicurarci di iniettare il liquido in articolazione. Non dovete sottoporvi ad intervento di Artroscopia dell’anca se non avete compreso perfettamente tutte le informazioni relative all’intervento chirurgico e soprattutto ai rischi e le complicanze. Il paziente ideale deve essere stato ben informato, di età compresa tra i 20 ed i 40 anni, con un dolore all’anca di recente insorgenza (mesi), con una diagnosi di certezza di conflitto femoro-acetabolare, in cui l’articolazione non è ancora danneggiata dall’artrosi.
L’intervento chirurgico
La durata è in media circa 2-3 ore, dove il Chirurgo ortopedico asporterà la porzione eccedente di osso dalla testa del femore e dell’acetabolo eliminando il conflitto, riparerà o ricostruirà il labbro acetabolare se danneggiato, eseguirà microfratture nel caso di lesioni della cartilagine ed infine ricucirà il buco creato nella capsula che ha consentito l’ingresso degli strumenti in articolazione. La percentuale di complicanze dopo artroscopia dell’anca è molto bassa, circa 1,5%, per cui questa viene considerata una chirurgia sufficientemente sicura. Complicazioni gravi, quali l’infezione dell’anca, lo stravaso del liquido artroscopico in addome, la necrosi o la frattura della testa del femore, si verificano in percentuali bassissime. Una percentuale bassissima di pazienti continuano ad avere dolore dopo questo intervento dovuta più spesso a rigidità articolare (aderenze della capsula o riduzione del volume articolare) e in alcuni casi il motivo è difficile da individuare, ma la maggior parte dei pazienti riferiscono un sollievo dal dolore e di aumento del movimento. La compressione del Nervo Pudendo che provoca anestesia del pube (anche se restano conservate tutte le funzioni compresa quella sessuale) è assai frequente, essa è fastidiosa, ma si risolve spontaneamente in un periodo di tempo limitato (1/4 mesi). Le calcificazioni peri-articolari, sono causa spesso di dolore post operatorio residuo, vengono prevenute con la somministrazione di indometacina dal giorno stesso dell’intervento e per 20 giorni successivamente. Esse si manifestamno con un’incidenza dello 0.6% in particolare nei maschi rispetto alle femmine. Sono una complicanza piuttosto fastidiosa che tarda nella maggior parte dei casi la guarigione completa, e nei casi più gravi quando divengono di importante volume, costringono il malato ad un re intervento. Il paziente sarà stimolato al movimento passivo continuo subito dopo l’intervento, per aiutare a prevenire la rigidità post-operatoria. E’ utile indossare un tutore per anca che limiterà alcuni movimenti per un periodo di 30 giorni, per proteggere la riparazione del labbro acetabolare e la riparazione della capsula. La degenza è di 3 giorni e la deambulazione avverrà con due bastoni nell’immediato post operatorio. Il dolore è di poca entità, e si inizierà subito la riabilitazione secondo il protocollo che vi verrà fornito alla dimissione. La ripresa dell’attività sportiva sarà concessa dopo circa 5-6 mesi dall’intervento chirurgico. E’ importante ricordare che sottoporsi a questo intervento è un tentativo in quanto, anche se tecnicamente ben collaudato e dalle ottime prospettive, non abbiamo a disposizione lunghissimi follow up per fornirvi indicazioni realistiche sull’efficacia a lungo termine di questa procedura. In ogni modo se non dovesse sortire effetti benefici, non dovrebbe peggiorare lo stato delle cose preesistenti alla vostra chirurgia e non vi impedirà in futuro di sottoporvi ad intervento di protesi all’anca.
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